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Scuola cattolica. Dopo 17 anni parità ancora lontana. Proposte per un sistema nazionale d’istruzione realmente integrato

Sono 8.322 le scuole paritarie cattoliche nel nostro Paese, i due terzi di tutte le paritarie, per un totale di oltre 611 mila alunni. Ma il sistema annaspa, messo sempre più a dura prova da difficoltà economiche che rischiano di far vacillare il pluralismo scolastico e la libertà di scelta educativa. Sergio Cicatelli (Cssc): “La legge 62/2000 ha istituito la parità giuridica ma ha trascurato quella economica”.

Scuola cattolica. Dopo 17 anni parità ancora lontana. Proposte per un sistema nazionale d’istruzione realmente integrato

A 17 anni dalla legge 62/2000 che definisce il nostro sistema nazionale di istruzione costituito da scuole statali e scuole paritarie,

la piena parità scolastica non è ancora stata raggiunta, né viene garantita la libertà di scelta educativa.

La parità rimane insomma incompiuta, sulla carta più che nei fatti. Ma qual è il suo valore? È misurabile solo in termini economici di costi e risparmi, ponendo scuola paritaria e scuola statale a confronto per tentare di determinare quello che potrebbe essere un equo finanziamento dello Stato agli istituti paritari o c’è dell’altro? Ruota intorno a questo interrogativo l’edizione 2017 del Rapporto annuale del Centro studi per la scuola cattolica (Cssc) appena pubblicato – il diciannovesimo – e presentato oggi, 24 ottobre, a Roma presso la Camera dei deputati alla presenza del segretario generale della Cei, mons. Nunzio Galantino, e della ministra dell’Istruzione Valeria Fedeli. Titolo, non casuale, “Il valore della parità”. Un valore non monetizzabile ma soprattutto ideale, che garantisce ai genitori autentica libertà di scelta educativa evitando qualsiasi forma di monopolio, ed è concreta espressione della sussidiarietà cui fa riferimento la Costituzione.

Alcuni numeri. Nell’anno scolastico 2016/17 le scuole cattoliche paritarie presenti sul territorio nazionale – eccettuate Regione Valle d’Aosta e Province autonome di Trento e Bolzano che raccolgono i dati con modalità e tempistiche differenti – sono 8.322, due terzi di tutte le paritarie che nell’anno scolastico precedente (i dati ufficiali del Miur per l’anno scolastico 2016/17 non sono ancora stati diffusi) erano 13.267. Dopo il trend in crescita registrato a seguito della legge 62/2000 fino al picco dei 14.149 istituti paritari nell’a.s 2010/11, è iniziata una caduta progressiva che ha visto nell’ultimo quadriennio (2012-16) la perdita complessiva di 580 scuole. Per quanto riguarda quelle cattoliche, al loro interno si muovono 54mila insegnanti e oltre 611mila alunni – il totale di allievi delle paritarie è circa 938mila, l’11% del totale della popolazione scolastica nazionale – di cui più di 31mila con cittadinanza non italiana e oltre 7mila disabili. Le scuole dell’infanzia sono 6.101 (73,3% del totale); 1.067 le scuole primarie (12,8%); 531 le secondarie di primo grado (6,4%); 623 le secondarie di secondo grado (7,5%). Il 57,9 di questi istituti è situato al Nord Italia; il 16% al Centro; il 26,1% si colloca tra il Sud e le Isole.

Per Sergio Cicatelli, coordinatore scientifico del Cscc, è improprio e riduttivo “impostare il problema della scuola paritaria in termini economici, con le scuole perennemente impegnate a sollecitare dallo Stato come elemosina ciò che dovrebbe spettare loro per giustizia, e l’apparato statale a sua volta ben deciso a difendersi”.Esiste un valore “immateriale” dato dalla qualità della proposta educativa nel suo insieme e oltre ai risultati misurati in termini di esiti scolastici, esistono “effetti educativi immateriali, che tendono a migliorare gli stessi risultati scolastici grazie alla loro intrinseca carica motivazionale”. Tuttavia, anche volendo partire dalla dimensione economica, pur nella difficoltà di determinare con esattezza i costi del servizio scolastico statale, il Rapporto richiama un’indagine del 2014 secondo la quale il costo annuo per alunno di scuola statale oscillerebbe tra i 5.700 e il 6.900 euro secondo il livello scolastico. Costi di gran lunga inferiori per gli studenti degli istituti paritari: tra i 3 e i 4mila euro in base alla tipologia. “L’esistenza di una scuola non statale – osserva Cicatelli – rappresenta un risparmio per lo Stato e dunque, lungi dal costituire un onere, le scuole paritarie sono un beneficio per lo Stato stesso” che, quantomeno per questo, dovrebbe essere interessato alla loro sopravvivenza. Ma al di là di queste considerazioni, fa notare il coordinatore del Centro studi, “non si può fare educazione se non in un contesto di libertà e con il fine di promuovere la libertà della persona. La Costituzione italiana esprime questa posizione con il principio della libertà di insegnamento, con cui si apre l’art. 33, fissando in esso il motivo ispiratore di tutto il sistema scolastico”. Rispetto poi alla realtà dell’autonomia scolastica, anch’essa incompiuta, la parità, chiosa Cicatelli, ne è “il necessario complemento” maoccorre superare il modello centralistico” e “spostare l’attenzione dal controllo organizzativo/gestionale alla qualità del servizio e soprattutto alla qualità dell’apprendimento”.

Quali, allora, le proposte del mondo cattolico per un sistema di istruzione davvero integrato? Ad illustrarle è ancora Cicatelli richiamando il documento “Autonomia, parità e libertà di scelta educativa” diffuso lo scorso 7 giugno dal Consiglio nazionale della scuola cattolica (Cnsc). “Il costo standard per alunno”, sostiene, può costituire un elemento “di decisiva innovazione e reale miglioramento dell’efficienza del sistema “. Ma si possono percorrere “altre vie complementari: dalla convenzione (che ha il pregio di dare certezza di risorse alle scuole più piccole) al buono scuola, dalle detrazioni fiscali ai finanziamenti mirati per progetti specifici, senza trascurare il capitolo delicato e doloroso della copertura delle spese per l’inclusione degli alunni con disabilità”.

Intervenendo al dibattito moderato dal direttore del Sir, Vincenzo Corrado, mons. Nunzio Galantino mette in guardia da ogni forma di contrapposizioni o ideologismi: “Scuola pubblica statale e scuola pubblica paritaria non sono né avversari né concorrenti”. “Personalmente – afferma – non sono d’accordo a portare avanti solo l’istanza economica; sarebbe mortificante. Bisogna volare un po’ più alto e dare motivazioni forti; la scuola paritaria mette in pratica un principio fondamentale della Costituzione che è la libertà di educazione che le famiglie devono avere”. Per il segretario Cei, la famiglia “continua ad essere l’unico presidio per la società. Non sostenerla nel suo compito educativo anche attraverso risorse economiche significa non metterla nelle condizioni di compiere bene il suo dovere”.

Per Valeria Fedeli, “il valore della parità è particolarmente importante”. “Stiamo facendo un lavoro comune sulla stessa qualità di percorso formativo e riconoscimento titoli all’interno di contenitori differenti. Il pluralismo va inteso in questo modo”, ha detto la ministra annunciando un “nuovo patto di corresponsabilità educativa tra scuola, famiglia e società” che verrà presentato il prossimo 21 novembre, e informando che nelle regole dei finanziamenti europei, dai cui i Pon sono derivati, è stata inserita anche la scuola paritaria.

Secondo l’ex ministro dell’Istruzione Luigi Berlinguer, “padre” della legge sulla parità (62/2000), invitato all’incontro, “in Italia non c’è la scuola di Stato o la scuola cattolica: prima di tutto c’è la scuola. Istituire una scuola paritaria è un diritto e non una facoltà, né tantomeno una concessione dello Stato”.

Fonte: Sir
Scuola cattolica. Dopo 17 anni parità ancora lontana. Proposte per un sistema nazionale d’istruzione realmente integrato
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