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La classe media ha resistito

Non c'è stata la temuta polarizzazione tra fasce bassa e alta

Parole chiave: società (3), cultura (11)
La classe media ha resistito

Impiegati e insegnanti, dipendenti pubblici o privati, artigiani e commercianti, liberi professionisti o piccoli imprenditori sono i soggetti della classe media: una consistente componente della società italiana che come molti analisti avevano profetizzato, sarebbe quasi dovuta scomparire colpita dalla burrasca socio-economica. Si sarebbe allora prodotta una bi-polarizzazione sociale dove un’élite ricca era accompagnata da una massa relativamente povera.
Invece, no. La classe media ha mostrato i suoi anticorpi, esiste ancora e secondo varie ricerche il suo peso specifico nella struttura della società italiana è ancora notevole. Certo, prima della crisi gli studiosi contavano in questo gruppo sociale oltre il 50% della popolazione, ora supera di poco il 42%. Anzi secondo alcuni economisti, come Andrea Brandolini di Bankitalia, questa fascia ha subito meno l’impatto finanziario sia della fascia popolare, sia di quella alta.
Gli anticorpi della classe media si sono resi visibili proprio nel suo tratto unificante e peculiare: i consumi per il benessere. Infatti raccontano diversi analisti che sebbene si sia contratto il reddito a disposizione, sono state rimodulate le spese cercando di evitare il cambiamento degli stili di vita: durante le ferie si è andato in vacanza anche se il tempo per il mare, la montagna o le città turistiche si è ridotto; si è preferito diversificare gli acquisti comprando i detersivi ai discount e gli alimenti nelle catene biologiche; si è continuato ad investire in cultura e istruzione, specialmente per i figli, magari cercando di ricavare le risorse per periodi formativi all’estero. Sono rimaste intatte, poi, le aspirazioni di un tempo: casa di proprietà, stabilità lavorativa, indipendenza economica.
Gli atteggiamenti della classe media hanno arginato la polarizzazione nelle fasce alta e bassa della società. Tuttavia bisogna osservare che si tratta, innanzitutto, di comportamenti individualistici ispirati a un istinto di conservazione che mostrano forza di adattamento; manca per ora una capacità di azione collettiva che possa diventare aggregante e trasformarsi in motore di rilancio. Molto probabilmente non è più sufficiente la voglia di migliorare la propria qualità della vita. Perché questo gruppo sociale possa essere coesivo dovrebbe elaborare un’idea condivisa di bene comune che non si limiti alla possibilità di estendere o promuovere o tutelare i consumi.

Fonte: Sir
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