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Giovani che giudicano (e finanziano) progetti di altri giovani

Per la prima volta in Italia un gruppo di giovani tra i 18 e i 25 anni ha promosso un bando per l'assegnazione di contributi a progetti presentati da coetanei. Il finanziamento è stato messo a disposizione dalla fondazione Cariplo e dal Fondo De Orchi. L'obiettivo: rendere i ragazzi protagonisti e lottare contro la dispersione scolastica.

Giovani che giudicano (e finanziano) progetti di altri giovani

Mettere 150mila euro nelle mani di un gruppo di giovani, tra i 18 e i 25 anni, chiedendo loro di assegnarli a progetti presentati da coetanei per favorire il protagonismo giovanile e la lotta alla dispersione scolastica. È questa, in sintesi, la sfida della Youth Bank il fondo lanciato a Como grazie ad un contributo di 100mila euro della Fondazione Cariplo e di 50mila del Fondo De Orchi per l’Infanzia e la gioventù. Una proposta unica in Italia che a molti potrebbe sembrare un azzardo, non ai dirigenti della Famiglia Provinciale della Comunità Comasca che hanno seguito il lavoro portato avanti, a partire dal mese di ottobre, da trenta ragazzi provenienti da sette scuole superiori della provincia e dal Collegio di Como.
I giovani al centro. I giovani hanno prima scritto il bando, presentato nelle scuole della provincia, e, poi, selezionato i progetti meritevoli a cui andrà un contributo di 7.500 euro per un totale di 100mila euro. “Il fatto che i nostri ragazzi abbiano deciso di non utilizzare tutti i 150mila euro a disposizione - spiega Monica Taborelli, segretaria generale della fondazione - è la dimostrazione di come abbiano preso sul serio il compito a loro affidato. Hanno ritenuto di dover garantire il finanziamento solo ai progetti realmente meritevoli, preferendo conservare dei fondi per eventuali bandi futuri”. I quindici progetti approvati spaziano dalla riqualificazione di un parco pubblico alla costituzione di un’aula studio, dalla creazione di una web-radio in una scuola primaria all’avviamento di un corso di musica per adolescenti, dai corsi di lingue alla produzione di un film realizzato dai giovani al termine di un corso di video produzione. La concessione del finanziamento non sarà però automatica, ma scatterà solo se i giovani sapranno raccogliere, grazie alle donazioni, il 20% del valore totale del progetto. “Questa - continua Taborelli - vuole essere un’ulteriore occasione per responsabilizzare i ragazzi e aiutarli a lavorare per realizzare i propri obiettivi. Un percorso in cui saranno comunque accompagnati da noi e dall’ente - scuola, comune, oratorio, associazione - attraverso cui hanno partecipato al bando”.
Non uno di meno. L’iniziativa della Youth Bank rientra nella campagna “Non uno di meno” lanciata nel corso del 2014 dalla Fondazione Provinciale della Comunità Comasca e da 200 soggetti del territorio; tra loro anche la diocesi e molte sigle del laicato cattolico. “Combattere la dispersione scolastica - ha spiegato Bernardino Casadei della Fondazione Comasca - è fondamentale per tutta la comunità. Non ci sono soluzioni miracolose, ma è necessario lavorare insieme perché sia la comunità a farsene carico. Perché la questione non può e non deve restare solo tra genitori e figli”.
“Dispersi”. Per sensibilizzare l’intera comunità su questi temi è stato realizzato anche un cortometraggio curato dal regista Paolo Lipari (visibile dal sito www.fondazione-comasca.it) che raccoglie la testimonianza di un gruppo di giovani. Un racconto “senza filtri” di un mondo che difficilmente riesce ad essere raccontato se non attraverso gli occhi degli adulti. La maggior parte dei giovani “dispersi” racconta che, se potesse tornare indietro, non farebbe l’errore di abbandonare la scuola. Allo stesso tempo, però, alcuni di loro, puntano il dito contro il mondo degli adulti. “Certo se i professori mi hanno bocciato avranno avuto i loro motivi - racconta uno di loro - ma, sono convinto, che avrebbero potuto aiutarmi se solo lo avessero voluto, perché a 12 anni si dovrebbe avere il diritto di sbagliare. Ora che ho vent’anni lo capisco e rimpiango tutte le cavolate che ho fatto fino ad ora”. Una frase che suona come un monito per i tanti adolescenti che pensano di lasciare la scuola, ma anche come un grido di aiuto rivolto a una comunità incapace di mostrare loro una possibilità non solo per non lasciare la scuola ma anche per rimettersi in gioco e recuperare il tempo perduto. In fondo non è mai troppo tardi per ricominciare, specialmente a vent’anni.

Fonte: Sir
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