Attualità

La storia di Romeo Trevisan, una delle prime persone ad aver contratto il Covid-19 in Italia: "Ho iniziato ad avvertire un forte cerchio alla testa, male alle gambe e sintomi influenzali molto pronunciati. Mi sono recato in pronto soccorso dove mi hanno fatto il tampone...".

In questa particolare e grave congiuntura storica, siamo costretti a stare a casa e quindi a vivere pienamente il nostro essere famiglia.

C’è un fenomeno nuovo che preoccupa una parte d’Europa, dalla Romania all’Ucraina: è il ritorno nei Paesi di origine degli emigrati, in fuga (questa volta) dai Paesi dell’Europa occidentale, al momento più colpiti dal Coronavirus. Sebbene il Paese abbia chiuso le frontiere, l’Ucraina conta in queste ore 100mila rimpatri. A raccontare al Sir questo fenomeno è Sua Beatitudine Sviatoslav Shevchuk, capo della Chiesa greco-cattolica ucraina, che, in stretto contatto con le autorità civili e politiche del Paese, ha messo a disposizione per le persone in quarantena e, in caso, anche per i casi più gravi, le strutture ecclesiastiche, monasteri e seminari della Chiesa.

Se nelle strade, nelle piazze, è calato uno strano silenzio, le giornate si sono dilungate in assenza di occupazioni. Se fuori dalla finestra il frastuono quotidiano si è molto più che attenuato, c’è uno schiamazzo unito ad una profonda crisi di nervi che si produce nel mondo del web, sui principali social networks. Ritrovandoci anche subissati dalle “fake news”. Nelle chat di whatsapp ne continuano a girare in grande quantità e talvolta il governo ha ritenuto doveroso intervenire direttamente per smentirle, tale era la forza penetrativa.

Pubblichiamo la lettera di una delle migliaia di insegnanti impegnate nella didatticha a distanza. In questo momento storico ciò che più manca a noi docenti è il rapporto quotidiano che si instaura in classe con i nostri studenti, è l’aspetto interattivo, le relazioni interpersonali ma, anche se solo in modo virtuale è importante essere presenti e far sentire ai ragazzi la nostra presenza, continuare ad essere per loro dei punti di riferimento

L'emittente della CEI ha incrementato gli appuntamenti religiosi per accompagnare e rendere un servizio a telespettatori e fedeli in questo momento delicato per l’emergenza Coronavirus. La consulente di produzione è la nostra giornalista Debora Ruffolo.

La Messa che i nostri fratelli sacerdoti celebrano in solitudine non ha forse una forza di irraggiamento pari alla loro sofferenza di non trovarsi in comunione visibile e tangibile con i loro fedeli? In questa realtà drammatica la fede, cioè la relazione con il Padre, non può assumere un aspetto finora inedito? Certo, non essere presenti e celebrare, da fedeli, con il sacerdote crea un vuoto e impone un’assenza. La fede però può colmarlo perché conosce un’altra dimensione: la comunicazione che non conosce confini fisici, che non conosce barriere di isolamento. Il prete che celebra si libra su tutto il mondo, non si chiude nella sua piccola cerchia parrocchiale, si dilata su tutti e su tutto.

Mentre in tutta Italia si registrano violenze negli istituti penitenziari, l'ispettore generale dei cappellani rivolge un appello ai detenuti a rispettare le regole che tutti gli italiani devono condividere per ridurre la diffusione del contagio. Al tempo stesso, il sacerdote rivolge un pensiero grato a chi si trova in prima fila per fermare le violenze e chiede a chi ha il potere di decidere di assumere anche scelte impopolari per il bene di tutti. Ai cappellani, che, nel rispetto delle norme del decreto della Presidenza del Consiglio dei ministri, possono entrare nelle carceri la richiesta di far sentire la vicinanza della Chiesa in questo difficile momento.

Il Covid-19 e i suoi effetti, la diffusione esponenziale e le misure preventive per contenerla, i tanti punti ancora da chiarire perché ancora non si conosce tutto del virus. Intervista a tutto campo con Arnaldo Caruso, presidente della Società italiana di virologia, che ammonisce: "C’è da avere un giusto timore, che dovrebbe rendere tutti noi partecipi di una condotta virtuosa. Proteggendoci possiamo proteggere anche gli altri".

A 20 anni dalla scomparsa di Bettino Craxi sembra iniziare ad affermarsi, complice forse pure il film di Gianni Amelio che è in questi giorni nelle sale cinematografiche italiane, una valutazione un po’ più serena dei piccoli e grandi meriti dello statista e leader socialista

In 25 anni sono stati 24 mila i bambini "salvati" e venuti alla luce grazie al progetto di adozione prenatale delle loro mamme in difficoltà; 513 nel 2018. Tra le mamme accolte e aiutate anche una ragazzina di 12 anni; tra gli "adottanti" un gruppo di detenuti di un carcere di massima sicurezza perché il sostegno ad una nuova vita che sboccia è il migliore riscatto dalla violenza che ne ha distrutto altre. Al via anche un fondo speciale.